Metro
Canzone di cinque stanze di sedici versi ciascuna, settenari ed endecasillabi. Schema: a, b, a, C, d, b, d, C; e, e, f, (f)g, h, h, i, (i)g.
PARAFRASI
I strofa:
A voi, mia signora, voglio dire per rima
come l’amore mi ha fatto prigioniero
rispetto al grande orgoglio
che voi, bella, mi mostrate, e che non ricambiate.
Ahimè, il mio cuore,
che è posto in tanta sofferenza
al punto che sembra vivere, sebbene sia morto,
per aver amato lealmente; anzi considera vita tale stato!
Dunque muoio o vivo?
Non lo so, ma il mio cuore
muore ripetutamente con dolore
cosa che non avverrebbe per morte naturale,
per voi, donna, amata e desiderata
più di se stesso,
eppure voi lo disdegnate:
oh amore, il vostro sentimento fu cattivo presagio.
II strofa:
Il mio innamoramento
non può essere espresso con parole,
ma così come lo sento io
non lo potrebbe concepire né l’intelletto né la lingua;
e ciò che io dico è nulla
rispetto al fatto che io sono così profondamente
avvinto nel cuore:
ho in cuore un fuoco tale che non credo possa mai estinguersi,
ma brucia così tanto:
al punto da chiedermi perché non mi consumi.
Ho sentito che la salamandra
vive nel fuoco rimanendo intatta;
io così faccio da lungo tempo,
vivo in un fuoco d’amore
e non so che dire:
il mio grano fa germogliare la spiga, ma priva di chicchi.
III strofa:
Mia signora, così avviene,
che io non posso riuscire a descrivere,
come io dicevo bene,
la precisa sensazione d’amore che io sento:
il cuor mi fa sentire
così come chi ha prurito,
che non è mai in quiete,
mentre non può toccare ciò che sente.
Il non potere mi inquieta,
come colui che dipinge e cancella,
sebbene non gli dispiaccia
la pittura che compie e rimprovera se stesso,
del fatto che non crea in maniera naturale
l’esatto dipinto;
e non è da biasimare
colui che cade in mare se si aggrappa a qualunque cosa.
IV strofa:
Il vostro amore che mi tiene
come in un mare tempestoso,
è come una nave in tempesta
che getta via ogni carico,
e si salva grazie allo scarico (del superfluo)
dal luogo del pericolo:
similmente io getto
a voi, bella donna,
i miei sospiri e i miei pianti,
poiché se io non li gettassi
sembrerebbe di annegare,
e di certo affonderei,
tanto mi pesa il cuore nel suo desiderio;
finché si infrange cadendo a terra
come una tempesta che si quieta,
e io così mi rincuoro:
quando sospiro e piango credo di trovar pace.
V strofa:
Troppo mi sono palesato
a voi, bellezza senza pietà,
come io mi sono innamorato,
ma credo di non piacervi neppure dipinto.
Perché, ahimè, a me solo
è stata concessa una tale sorte,
perché che non vi rinuncio?
Non posso, a tal punto Amore mi ha vinto.
Adesso vorrei che accadesse che il mio cuore uscisse (da me),
come una persona intera,
e non vi rivolgesse alcuna parola a voi, disdegnosa;
poiché Amore lo ha ridotto in tale stato
che, se ci fosse una vipera,
perderebbe la propria natura crudele:
vedendolo in tale stato, diverrebbe pietosa.