Piero della Vigna
Uomo politico (Capua 1190 – Pisa 1249), compì i suoi studi a Bologna. Fu probabilmente presentato a Federico II da Bernardo arcivescovo di Palermo nel 1225. Diventò prima notarius, poi giudice della Magna Curia fino al 1234. Fu in seguito uno dei principali collaboratori dell’imperatore.
Intorno alla metà di maggio 1243, Piero viene insignito del titolo di protonotario e logoteta del Regnum. Dal giugno del 1247, ebbe anche la responsabilità formale del contenuto dei documenti di Federico II.
Svolse importanti missioni diplomatiche a Roma e in Inghilterra. Venne coinvolto in una congiura ordita per avvelenare Federico e fu arrestato a Cremona, nel 1249, per ordine sovrano e accecato sotto l’accusa di lesa maestà. Si diede la morte presso Pisa. Tra i cronisti che lo difesero dall’accusa di tradimento va ricordato fra Salimbene da Parma; alla sua innocenza crede pienamente anche Dante, che ne esalta la figura nel canto XIII dell’Inferno (58-78):
Io son colui che tenni ambo le chiavi
del cor di Federigo, e che le volsi,
serrando e diserrando, sì soavi,
che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi;
fede portai al glorïoso offizio,
tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e’ polsi.
La meretrice che mai da l’ospizio
di Cesare non torse li occhi putti,
morte comune e de le corti vizio,
infiammò contra me li animi tutti;
e li ’nfiammati infiammar sì Augusto,
ché lieti onor tornaro in tristi lutti.
L’animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.
Per le nove radici d’esto legno
vi giuro che già mai non ruppi fede
al mio segnor, che fu d’onor sì degno.
E se di voi alcun nel mondo riede,
conforti la memoria mia, che giace
ancor del colpo che ’nvidia le diede”.
Dotto, giurista, politico impegnato nel problema della riforma della Chiesa, Piero occupa un posto notevole anche nella storia letteraria quale poeta della Scuola siciliana e maestro dell’ars dictandi.
Il corpus comprende 5 canzoni.