Rinaldo d'Aquino
Poeta della prima generazione siciliana. Ha stimolato l’interesse particolare di eruditi e biografi per varie ragioni: il posto di prestigio occupato nel Vaticano Latino (in apertura del secondo dei fascicoli dedicati alle canzoni); l’indubbio richiamo del cognome in relazione al contemporaneo Tommaso; il rilievo assegnatogli da Dante, che cita la canzone ben due volte: Per fino amore vo sì letamente (De vulgari eloquentia I, xii, 81 e II, v, 4) – sebbene riportando la lezione “lentamente” pro “allegramente”, restaurata dai filologi.
Intorno al 1240, Rinaldo è stato eletto falconiere di Federico II.
Autore di dieci canzoni: Amor, che m’à ’n comando, Giamai non mi conforto, In gioi’ mi tegno tutta la mia pena, Ormai quando flore, Amorosa donna fina, In amoroso pensare, In un gravoso affanno, Per fin amore vao sì allegramente, Poi li piace c’avanzi suo valore, Venuto m’è ’n talento. Un solo sonetto: Meglio val dire ciò ch’omo à ’n talento. Da questa produzione si deduce la fisionomia di un rimatore legato alla tradizione occitanica.